Mountain Bike

Monte Arci in mountain bike · 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Siamo alle pendici del Monte Arci, in territorio di Villaurbana, in provincia di Oristano.

Il punto di partenza di questa uscita che ci porterà a percorrere un interessante percorso ad anello, è stabilito in località Bau Mendula: là, in vista delle torri del nuraghe che domina il colle, parcheggiamo le auto e scarichiamo le bici. Un ultimo controllo, allacciamo zainetti e caschi e tutti e quattro siamo pronti a partire.

Facciamo qualche Km di necessaria strada asfaltata, ne incontreremo altra lungo il cammino, pochissima per fortuna.

Subito dopo il ponticello sul Rio Tumboi troviamo la sterrata di Florissa che si inoltra nella valle scavata dal torrente; cominciamo a vedere i colori della primavera sui due versanti che delimitano la valle, prati verdi, macchia mediterranea, i primi alberi, una scrofa con il suo seguito di maialini fuggono spaventati davanti a noi per rifugiarsi all’interno del loro recinto.

Raggiungiamo l’incrocio di Cea Pedrixi, svoltiamo a destra, lungo la strada asfaltata per salire verso S’Utturu ‘e Cadru sotto lo sguardo vigile del Nuraghe Modo. Si impone una breve deviazioni di qualche centinaio di metri per fotografare S’Arutta Santa, spettacolare monumento alla memoria dell’antico vulcano che fu il Monte.

Dopo le foto e il rifornimento d’acqua riprendiamo la salita sterrata verso Bruncu Is Fogaias, senza arrivarci: infatti svoltiamo a sinistra attraverso Laccheddas e le sue salite, Roia ‘e Foras fino a Campu Tomasu; mantenendoci in quota tra i 300 e i 400 (circa) metri slm attraversiamo sterrate poco battute, qualche pietraia e molto bosco, tra rocce muschiose e tappeti di foglie secche, antichi “cuiles” abbandonati e infine giungiamo alla cascatella che origina Gora Tomasu: sono bastate poche ore di pioggia qualche giorno fa per ingrossare il torrente che la alimenta e rendere quel remoto angolo simile a un luogo fiabesco. Roba da non credere, meno male che ci sono le macchine fotografiche a fissare per sempre in pochi pixel questi momenti di spensieratezza.

L’orologio ci richiama alla realtà: dobbiamo affrontare la discesa per tornare alle nostre auto e alle nostre case, e non sarà una discesa come tutte le altre. Tenendo come punto di riferimento il rilievo roccioso di Nuraghe Turriu seguiamo il corso del torrente scendendo rapidamente di quota fino a raggiungere il punto di sosta di S’Arangi’aresti, meta domenicale di numerose scampagnate, quindi poco più in là a Mitza Crucui dove ci ristoriamo con qualche sorso di acqua fresca.

Si risale leggermente, incontriamo l’asfalto che sale dal paese di Villaurbana e lo percorriamo per qualche Km fino alla sterrata in discesa alla nostra sinistra, lungo la quale ritroviamo il Rio Tumboi. Questa sterrata è nota ai bikers della zona come “i sette guadi” e percorrendola è facile immaginarne il motivo: la sterrata e il torrente si intrecciano più volte protetti dal bosco di querce secolari, scariche di adrenalina e piedi bagnati, ma anche tanta gioia nell’affrontare questa nuova, piacevolissima situazione.

Il nostro giro sta per terminare, giungiamo nuovamente all’incrocio di Cea Pedrixi e scendiamo lungo la strada di Florissa, la stessa dell’andata. Percepisco l’emozione che proviamo nel ripercorrere questi ultimi Km, già siamo preda dei ricordi mentre ancora pedaliamo.

Ecco le nostre auto.

C’è il tempo per due ultime foto: una ai nostri piedi bagnati, l’altra a un leggero taglio sul polpaccio.

Ci salutiamo con sorrisi e appuntamenti “alla prossima” dopo tre ore e mezzo di uscita, c’è chi deve rientrare dai propri figli e dal proprio compagno di vita, c’è chi deve telefonargli perché lui è lontano, e c’è chi, dopo aver condiviso con me 23 anni di vita ora condivide anche questa meravigliosa malattia per la mountain bike.

Ah, forse non ve l’avevo ancora detto che i miei compagni d’avventura di oggi erano tre fantastiche donne…

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I giorni della neve · Monte Arci 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

A ripensarci sembra irreale aver vissuto una giornata del genere, eppure è successo. Era il 5 febbraio, avevamo organizzato un’escursione sul “solito” Monte Arci (a pochi chilometri da Oristano) per degli amici che venivano da Cagliari. Erano i giorni del grande freddo, i giorni in cui nevicava dappertutto, e il Monte dell’ossidiana non ha fatto eccezione.

Era freddo, ma il sole ci ha accompagnati per tutta la mattinata, contribuendo a rendere speciale quella nostra uscita, dipingendo paesaggi inconsueti e difficili da dimenticare.

Era freddo, ma non l’abbiamo sentito, consci del fatto di aver visto qualcosa di unico.

Oggi che sotto gli occhi mi sono capitate nuovamente quelle foto, provo un pizzico di nostalgia.

E penso alla prossima uscita.

Perché la mia anima inquieta non può vivere solo dei bei ricordi.

Le foto sono di Paolo Figus e Mario Mascia.

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Dal Sinis al Montiferru · 2011

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Domeniche di fine autunno-quasi-inverno queste di metà dicembre. Domeniche uggiose che vogliono farsi vivere diversamente, lontane dal traffico e dai centri commerciali, respirando emozioni differenti, pedalando tra immensi campi di carciofi e ciò che resta dei nuraghi del Sinis fino ad arrivare in riva al mare; oppure percorrere antichi sentieri alle pendici del Montiferru, tra ulivi, querce e qualche castagno.

Ci sono sensazioni che è difficile spiegare, che non sempre le parole o le immagini sanno descrivere, ma che è fin troppo facile sentire sulla pelle quando leggi un resoconto o quando guardi delle immagini. Così ripensi a quando eri lì; senti l’adrenalina risalire piano cavalcando le onde dei ricordi, senti quasi il vento sulla pelle, le vibrazioni sulle braccia, e sorridi mentre ritornano alla mente le voci e i volti di chi c’è stato quella domenica che… o era la domenica precedente?

C’è sempre una domenica diversa da ricordare, ma la migliore è quella che devi ancora vivere.

Le foto sono di Orazio Murru, Ignazio Pala, Paolo Figus, Ivan Meli, Giuliano Bichi, Filippo Scanu, Massimo Piras.

Le immagini dal Sinis…

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E le immagini dal Montiferru…

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2° ArcheoTourBike Monte Arci · 2011

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Alessandro Pilia

Prendendo spunto da un itinerario proposto nel bellissimo libro di Gianni Paba “Il Monte Arci”, decido di preparare e proporre per domenica 9 ottobre 2011 il 2° ArcheoTourBike del Monte Arci, itinerario ad anello tra il Monte Arci e l’alta Marmilla. I comuni interessati dal nostro giro sono nell’ordine: Masullas, Pompu, Morgongiori e Siris.
Grazie alla disponibilità di Tonino e della sua famiglia, scegliamo come base di partenza, la loro casa in campagna, tra Masullas e Pompu.
Ci troviamo puntuali alla “base” in 15 biker, numerosi come sempre, ma il benvenuto è d’obbligo per l’amico Mattia (Shardana) proveniente da Cagliari, per la prima volta con Noi!! Partiamo verso le 9,30 animati dal buon proposito di pedalare, per una domenica, all’insegna della cultura, andando a visitare alcuni importanti siti archeologici della zona, puntiamo subito verso la vicinissima Pompu, nel cui territorio, confinante con quello di Morgongiori, si trova il primo importante sito: il complesso Nuragico di “Santu Miali”; Superata la salita che conduce al pianoro, ci troviamo di fronte la megalitica costruzione, con i segni ancora evidenti dell’ultimo cantiere di scavi! Infatti sono ancora lì, una gru e moltissime transenne per la sicurezza del cantiere!! Con cautela, visitiamo il nuraghe portando a casa tantissime foto ricordo.

Ecco il gruppo presso il Nuraghe Santu Miali a Pompu.

Riprendiamo a pedalare, dirigendoci sempre in salita verso la località denominata “Prabanta” in territorio di Morgongiori, districandoci non senza problemi per le nostre gambe, fra le spine di cardo selvatico e cespugli di cisto rinsecchito dal caldo estivo, nascosti dalla vegetazione, nell’ordine vediamo le domus de janas ed il gigantesco menhir, conosciuti meglio come, “sa sala”, “su forru” e “su frucconi” de Luxia Arrabiosa. Ci lasciamo alle spalle la collina di “Prabanta” dirigendoci in discesa verso il fondo valle, per risalire sulla comoda stradina asfaltata fino al centro abitato di Morgongiori. Ricompattato il gruppo, procediamo sempre in salita verso la località di “Sa Scaba ‘e Cresia”. Arriviamo sul pianoro dove si affaccia un’imponente falesia , uno spettacolo unico, quasi inverosimile, Sa Scaba ‘e Cresia a Morgongiori.

Organizziamo in modo estemporaneo una visita “superficiale” a quello che, a ragione, è considerato un sito archeologico di primaria importanza, un complesso nuragico ipogeico di natura sacra. Dopo aver ammirato e fotografato il possibile imbocco originario del tempio ipogeico, attraverso un’ampia fenditura sulla falesia, vediamo l’antro che è conosciuto localmente come “sa grutta de is Caombus” .
Riprendiamo a pedalare, o meglio, a spingere le nostre bike per circa 150 mt. fino alla pineta di Is Benas; da qui una veloce visita allo sperone roccioso di Conca Mraxi per ammirare dall’alto tutta la Marmilla, Giara compresa.
Rifornite le borracce alla sorgente di Is Benas, ci apprestiamo a raggiungere l’ultima meta del giro, il nuraghe Inus in territorio di Siris. Attraversiamo un tratto di splendido bosco, la discesa è veloce e divertente, ci ripaga della fatica accumulata fin qui. Arriviamo al nuraghe Inus velocemente, le solite foto di rito prima di riprendere la via del ritorno. In meno che non si dica siamo a Siris, dove ci concediamo ancora qualche scatto in prossimità della chiesetta campestre di San Vincenzo.

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Ora è proprio finita, con il giro, …. ma, a casa di Tonino ci aspetta e ci riserviamo un terzo tempo, ormai conosciuto come “banca a pettorra”. Alcune ore di conviviale banchetto per la salute di tutti NOI partecipanti: Tonino, Ignazio, Mario, Mattia, Gianni, Giovanni, Sandro, Giuliano, Marco, Massimo, Luigi, Alberto, Orazio , Ovidio e Io (Alessandro).

Un ringraziamento particolare a Tonino e la sua famiglia per l’ospitalità.

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Escursione a Perda Crapias · 2011

Direttamente dal racconto di un dei protagonisti, Paolo Marras

I più la conoscono con il nome che risulta dalla cartografia ufficiale, ossia “Punta La Marmora”, dedicata al famoso generale e cartografo sardo(*)  Alberto Ferrero della Marmora (parente stretto del La Marmora che fondò il corpo dei bersaglieri), che descrisse l’isola nelle sue opere “Voyage en Sardaigne” e  “Itinéraire de l’île de Sardaigne”. “Punta La Marmora, con i suoi 1.834 metri è la vetta più elevata della Sardegna. Si trova nel Massiccio del Gennargentu, a cavallo tra Ogliastra e Barbagia, nel territorio amministrativo dei comuni di Desulo ed Arzana che per secoli se ne sono contesi la proprietà.” (fonte Wikipedia).

In realtà il suo nome originario era un altro, cioè “Perda Crapias”, e secondo alcune fonti il significato sarebbe quello di “Roccia delle capre”, secondo altre sarebbe “Rocce crepate (piene di crepe)” forse per via delle forti escursioni termiche a cui le rocce stesse sono sottoposte. Non commento altre più recenti e fantasiose denominazioni che starebbero state attribuite a questo luogo unico.

Ciò che conta davvero è esserci stati, aver sfidato il maestrale che lassù soffia davvero forte, e gli 8° di una domenica di luglio un pò particolare, lontana dal mare, dalle spiagge, dalle logiche della vacanza a tutti i costi.

Prima di partire ecco l’incontro che non ti aspetti: Antonio Marino (per gli amici di MTB forum Antmar), capitato casualmente da quelle parti nel corso del suo giro per gli sterrati della Sardegna, che si avvicina incuriosito dal movimento per indagare chi fossero quei  bikers…

Partenza da Tascusì, e una lunga salita in asfalto sul quale, per un breve tratto, tre cavalli al galoppo ci precedono prima di deviare verso le vallate alla nostra sinistra, fino al rifugio dove, finalmente, comincia il tratto off-road, prima in double track e quindi in single, per un sentiero adatto per il trekking, ma, in buona parte, percorribile anche in mountain bike.

Il paesaggio attorno a noi è brullo, spoglio, roccioso, tipico della montagna; nelle poche zone riparate dal vento pochi alberi combattono una dura battaglia quotidiana per la sopravvivenza in condizioni ambientali decisamente difficili.

Raggiungiamo Arcu Artilai a 1660 metri e proseguiamo fino a raggiungere i ruderi del rifugio La Marmora e la sorgente di Is Bidileddos, dove fare rifornimento, mangiare qualcosa, fare fotografie e riposarci un pò prima di ripartire verso Arcu Gennargentu a 1659 metri.

Lì comincia l’ultima salita, quella che porta alla vetta; lungo il sentiero abbandoniamo la maggior parte delle nostre bikes per salire più agevolmente fino alla croce posta sulla sommità dell’isola, da dove, se ci fosse stata visibilità, lo sguardo si sarebbe spinto fino a chissà dove…


È tempo di rientrare, la discesa è lunga verso Arcu Guddetorgiu, inizialmente tecnica per la presenza di rocce e gradoni, estremamente gradevole, poi si fa veloce e si alterna con strappi che sgranano il gruppo. Poi la strada risale inesorabilmente verso il passo di Tascusì e si snoda lungo il fianco della montagna. L’uomo prova a ingentilire questo versante con un rimboschimento, quasi a voler dare compagnia a quelle poche querce secolari che sono cresciute e assistono indifferenti al nostro passaggio. Lungo il cammino incontriamo mucche e vitelli in quantità, un numeroso gregge di capre, maiali bianco neri (nessuna polemica calcistica, per carità) che pascolano a bordo strada fino a reincontrare l’asfalto.Si sale ancora, e a tratti le raffiche di vento contrastano l’ascesa, ma mancano pochi chilometri, non ci si ferma più fino all’arrivo, fino alle auto e alle gentili, coraggiose  accompagnatrici che, nell’attesa del nostro ritorno, hanno percorso una buona parte del sentiero trekking.Al rientro ci fermiamo a Santu Jaku di Tonara, (ne esiste uno anche a Sorgono a quanto pare), e lì, nell’area attrezzata, consumiamo un “frugale” pasto, con il consueto contorno di battute, racconti, impressioni e goliardia.

Vale la pena di ricordarli i protagonisti di questa ascesa, tutti di Oristano e provincia: Antonio Locci, Simone Contu, Alberto Sanna (BebetuSanna), Alessandro Pilia (SuperAle), Tore Serra, Giovanni Ricci (AirportFenosu), Roberto Pippia (WildBob), Paolo Marras (TheBluesBiker), Oreste Ricci, Stefano Ricci, Giuliano Bichi e suo figlio Marco, Maurizio Demontis, Cristian Pinna, Lello Cossu, Mario Mascia (Disgraziau), Pask Pirari (Pasquina), Giorgio Licheri (Giolic), Tonino Sorbello, Paolo Figus e Ignazio Pala (Teschio).Attrus annus mellus!

(*) come altro definire un suddito di Sua Maestà il Re di Sardegna?

Le foto sono di: Mario Mascia, Paolo Figus, Giuliano Bichi, Ignazio Pala.


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Reportage di un’escursione sul lago Omodeo · 2011

Direttamente dal racconto di un dei protagonisti, Paolo Marras.

Sull’altipiano la primavera è ancora pungente, la sento sulla pelle appena sceso dall’auto. È un sabato pomeriggio di vento e di nuvole, a volte si affaccia il sole a regalare colori diversi da fotografare. Abbandonare l’asfalto, inoltrarsi nei sentieri, danzare sulle pietraie tenendosi in equilibrio, una discesa e una salita e infine ritrovarsi davanti alla chiesa in trachite rossa salvata dalle acque per una foto con due simpatiche “tzieddas” che trascorrono il pomeriggio nel sagrato.

E alla fine eccolo, il lago. Lo raggiungiamo, lo costeggiamo, e lungo il cammino scopro angoli particolari, rocce, ciottoli e sabbia si alternano creando nuove suggestioni, situazioni da affrontare, uguali e diverse, come quando scali l’Ortobene o attraversi il Sinis.

L’ultimo regalo è trovare un sentiero appena accennato in mezzo all’erba e alla ferula, seguirlo sapendo che ci riporterà a casa, ammirare una millenaria costruzione che sfida il maestrale prima di raggiungere un bar all’ombra della torre aragonese dove rifugiarsi, dove ridere, scherzare salutarsi e darsi appuntamento alla prossima avventura.

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Monte Ortobene · Nuoro 2010

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Ecco il resoconto, tra il serio e il faceto, dell’escursione sul Monte Ortobene di Nuoro del 12 dicembre 2010, a cui hanno partecipato ben 109 bikers provenienti da tutta la Sardegna per salutarsi prima di Natale (gli autori delle foto sono: Felipe75, Ullallà, Kastleteam):

Eran in cento baldanzosi guerrieri

A sfidar il maestrale tra Murrone e Marreri

Eran in cento e si fecero onore

Conquistaron le antenne ed il Redentore

All’alba partiron dalla chiesetta

Sui loro destrieri fin sulla vetta

Guadaron torrenti e lungo i sentieri

Si copriron di gloria, di fama e di onori

Dame gentili, dalle anime pure

Li accolsero con sorrisi e amorevoli cure

“Che il banchetto abbia inizio” gridaron in coro

E cominciò per loro il meritato ristoro

E formaggi, e salsicce, e chiacchiere e vino

E dolci, caffè e liquirizia perfino

Poi il Capo Indiano guardò l’orizzonte

E dichiarò conquistato il Sacro Monte

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Amici in mountain bike · Mari Ermi 2009

Piccola pausa con foto rubata per un gruppo di amici, non agonisti, in giro per le spiagge dell’oristanese. La foto è stata scattata a Mari Ermi, splendida località marina di Cabras, in provincia di Oristano.

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Bikers & Brothers Oristano · Tonara 2010

Tonara Bike 2010. Una foto della squadra della “A.S.D. Bikers & Brothers” di Oristano dai mille metri di Tonara prima della partenza della Gran Fondo omonima, 4^ prova del circuito Off Road, svoltasi domenica 27 giugno. Complimenti a Lorenzo Cuccu arrivato primo tra gli allievi, percorrendo i 23 Km del primo anello in 1:48:48 alla media oraria di 12,68. Complimenti a Luca Ippolito, settimo della sua categoria, che ha percorso i 43 Km totali (compresa l’ascesa al Muggianeddu a 1468 metri!) in 3:22:47. E complimenti a Salvatore Tatti, noto con il nomignolo di “Su TraTore”, terzo della sua categoria con un tempo davvero ragguardevole, avendo coperto l’intero percorso in 2:49:36.

Da sinistra

Roberto Pippia, Luca Ippolito, Paolo Marras, Ignazio Pala, Lorenzo Cuccu, Mario Mascia

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Notturno in mountain bike · Monte Arci 2010

Direttamente dal racconto di Paolo Marras

Notturno, 29 maggio 2010.
È un’escursione diversa questa: la percepiamo tutti fin dalla partenza. La luce del tardo pomeriggio colora il Monte Arci e il timido sole che si affaccia ogni tanto tra le nuvole ci rassicura sulle condizioni del tempo; sono passate da poco le 18.00 quando partiamo, la pioggia del mattino è solo un ricordo sulle sterrate umide, un regalo che i funghi hanno gradito approfittando subito per spuntare numerosi ai margini del sentiero che si inerpica verso la sorgente di “Cuccuru ’e Ureu”.
L’odore del bosco riempie i nostri sensi, e le nostre voci ne spezzano il silenzio. Scambiamo qualche chiacchera con due motociclisti che scendono e proseguiamo l’arrampicata fino a scollinare a Mitza Brunca Venu. Da li vediamo i paesi dell’altro versante del Monte Arci e l’inconfondibile profilo della Giara caratterizzarne l’orizzonte. È l’occasione buona per tirare il fiato, per prendersi un po’ in giro (si sa mai che qualcuno ci scambi per bikers di quelli seri) e ricordare le precedenti escursioni verso “S’Acquafrida” o “Is Trebinas”.
L’ultimo pezzo è una discesa asfaltata di qualche chilometro verso il campeggio montano de “S’Ennisceddu”, in territorio del comune di Pau e verso la pizzeria dove ci fermeremo a cenare. Ci giungiamo poco prima delle 19.15, così ci prendiamo il tempo per un giretto di qualche chilometro attorno al campeggio con le immancabili foto di rito prima, durante e dopo l’arrivo.
C’è giusto il tempo di una telefonata per rassicurare i nostri familiari sul nostro stato di salute fisico e sulla nostra sanità mentale: “non serve che ci veniate a prendere in auto, torneremo in bici.”
E, volendo essere sinceri, si avverte quel certo languorino che, se trascurato diventa “famini”.
La sera è calata sul Monte sacro agli Oristanesi (e non solo); ci si prepara per la ripartenza coprendosi per bene e attrezzandosi per la notturna con lampadine di varie dimensioni, un’ultima occhiata d’intesa e, com’era logico attendersi, quasi si riesce a sbagliare strada.
Alla nostra destra i paesi che avevamo scorto all’andata sono piccoli insiemi di luci gialle che spariscono non appena ci addentriamo nel bosco; ci immergiamo nella sua oscurità, le nostre piccole luci danzano nel buio quasi fossero le “janas” della tradizione dell’isola, uscite dalle loro “domus” a guidarci lungo la discesa di circa 400 metri, a ispirarci la giusta miscela tra la prudenza e l’incoscienza, a riportarci fino ai mezzi parcheggiati ai piedi del Monte Arci. La concentrazione lascia spazio all’allegria e c’è il tempo per un ultimo bicchiere di birra, prima della doccia e del meritato riposo.
Eppure nonostante la stanchezza il sonno tarda a scendere, l’adrenalina è ancora in circolo e le sensazioni vissute sono immagini che tardano ad affievolirsi. Per fortuna domani è domenica, ci si riposerà e si starà in famiglia, ma il ricordo di questa incredibile esperienza rimarrà a lungo nei ricordi.

In piedi da sinistra

Paolo Marras, Ignazio Pala, Roberto Pippia, Giancarlo Satta, Mario Mascia, Alessio Pilloni, Antonio Ippolito

Accosciati da sinistra

Lello Cossu, Luca Ippolito

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