Mountain Bike

Le escursioni invernali · capitolo 2

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

Le escursioni invernali – capitolo 2

 

E stavolta è proprio inverno, visto che è 21 dicembre.

Le escursioni invernali 2 - UNO

Tale data coincide con il solstizio detto (appunto) invernale, una ricorrenza celebrata fin dal neolitico da diverse culture (il nostro Natale è figlio dei riti solari dei romani, dei quali ha preso il posto). In Sardegna, da qualche anno, si è ricominciato a frequentare i nuraghi nei quali il solstizio si manifesta con l’apparizione di giochi di luce che danno forma alla testa di un toro, animale che nell’antichità, in coppia con la divinità femminile (l’acqua e la luna sono le più note) rappresentava per i nuragici la coppia divina della loro religiosità. Nel 2013 avevo assistito all’evento all’interno del nuraghe Zuras, da cui era partita una piacevole e interessante escursione; quest’anno, con Sandro e Nicola abbiamo deciso di vivere l’esperienza al nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, scelto come punto di partenza dell’escursione del solstizio.

Le escursioni invernali 2 - DUE

Le escursioni invernali 2 - TRE

Le escursioni invernali 2 - QUATTRO

Le escursioni invernali 2 - CINQUE

Le escursioni invernali 2 - SEI

Dopo aver assistito all’evento (visibile a sprazzi per via delle nuvole che, ogni tanto, coprivano il sole) partiamo in direzione del nuraghe Benas, situato a nord-ovest rispetto alla nostra posizione e raggiungibile percorrendo strade solo in parte asfaltate. L’esterno della torre è in buono stato, ma l’accesso è purtroppo precluso dalla vegetazione e dai crolli delle pietre; con qualche accorgimento riusciamo a fotografare l’interno, dove notiamo una curiosa pietra eretta (un menhir? Chissà) mentre non riusciamo a scorgere le scale per la terrazza che le nostre fonti localizzano sul lato destro.

Le escursioni invernali 2 - SETTE

Le escursioni invernali 2 - OTTO

Le escursioni invernali 2 - NOVE

Le escursioni invernali 2 - DIECI

Nuovamente in sella verso ovest, raggiungiamo un passaggio a livello chiuso e attendiamo il transito del treno…

Le escursioni invernali 2 - UNDICI

…prima di dirigerci verso il vicino sito di Pidighi, pressoché abbandonato. Con un pizzico di rabbia e tanta malinconia giriamo tra le pietre che resistono allo scorrere del tempo e all’incuria. Nascosta tra l’erba riconosciamo la fonte sacra, poco più in là diverse capanne e, nascosto dalla macchia mediterranea, il nuraghe. Un sito del genere meriterebbe ben altre attenzioni e maggiore visibilità.

Le escursioni invernali 2 - DODICI

Le escursioni invernali 2 - TREDICI

Le escursioni invernali 2 - QUATTORDICI

Le escursioni invernali 2 - QUINDICI

Seguendo un sentiero appena riconoscibile tra la vegetazione abbandoniamo Pidighi proseguendo nel nostro itinerario verso Bauladu; troviamo l’asfalto che conduce alla fonte di Zinnuri dove effettuiamo una sosta.

Le escursioni invernali 2 - SEDICI

Le escursioni invernali 2 - DICIASETTE

Un panino, una sorsata d’acqua e diverse fotografie dopo ripartiamo verso l’ultima tappa della nostra uscita: il nuraghe Santa Barbara (evidentemente un nome comune per i nuraghi), praticamente alla periferia del paese. Qui è possibile accedere alla camera e raggiungere la terrazza; dall’alto sono facilmente leggibili i resti del villaggio che sorgeva attorno alla torre, compresi quelli della (probabile) capanna delle riunioni; secondo alcuni da questo insediamento avrebbe avuto origine l’odierno abitato; poco distante notiamo una muraglia megalitica e un’unica domus de janas visibile che visitiamo e fotografiamo.

Le escursioni invernali 2 - DICIOTTO

Le escursioni invernali 2 - DICIANNOVE

Le escursioni invernali 2 - VENTI

Le escursioni invernali 2 - VENTUNO

Percorriamo a ritroso le strade dell’andata fino al punto di partenza; abbiamo però ancora quasi due ore di luce e decidiamo di spenderle per visitare la chiesa campestre di San Gemiliano. Oltre alla chiesa, risalente al XVI secolo, il sito conserva i ruderi delle “cumbessias” e di un imponente nuraghe che presenta un interessante allineamento con il Santa Barbara di Villanova e il Benas, oltre a ospitare un olivastro secolare, un autentico patriarca verde.

Le escursioni invernali 2 - VENTIDUE

Le escursioni invernali 2 - VENTITRE

Le escursioni invernali 2 - VENTIQUATTRO

Le escursioni invernali 2 - VENTICINQUE

La nostra escursione volge al termine, ci prendiamo il tempo di una birra e quattro chiacchere in allegria prima di salutarci. L’inverno è ancora lungo e la nostra isola è come una bella donna piena di fascino che mostra le sue bellezze un po’ per volta.

Villanova Truschedu, 21.12.2014

 

Le foto sono di Sandro Pinna e Nicola Tornello

 

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Le escursioni invernali · capitolo 1

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

Le escursioni invernali · capitolo 1

Che poi proprio invernale non è, ma quasi…

Mi capita talvolta, magari dopo aver parlato con amici, di guardare con maggiore attenzione una cartina di località già percorse e di cogliere nuovi punti di interesse che mi erano sfuggiti per fretta, distrazione o mancata conoscenza.

Per questo, quando è possibile, faccio in modo di ritornarci seguendo il ritmo leggero e fluente delle ruote della mountain bike con l’idea di [ri]scoprire quei luoghi.

Con questo spirito, lunedì 8 dicembre, approfittando della giornata festiva e nonostante il rischio pioggia, con Gina, Sandro e Nicola abbiamo scelto Milis, in provincia di Oristano, come punto di partenza per la nostra esplorazione.

 

La prima tappa del nostro giro è stato il nuraghe Ortei, situato lungo la provinciale 17 che collega Milis a Paulilatino. Dopo aver saltato due bassi muretti a secco si giunge all’ingresso della torre, caratterizzata dall’architave scolpito (una delle cose mai notate nel corso delle mie precedenti visite). La tholos è integra, le nicchie ricavate all’interno della sala sono ampie e perfettamente leggibili e la scalinata è percorribile con l’ausilio di una torcia per illuminare l’interno.

 

Le escursioni invernali - UNO

Le escursioni invernali - DUE

Le escursioni invernali - TRE

Le escursioni invernali - QUATTRO

 

Appena dentro Paulilatino ci troviamo di fronte la domus de jana di Su Ladere, tanto piccola e quasi invisibile se non si dedica almeno un secondo, approfondito sguardo alla roccia che emerge da un terreno incolto alla periferia del paese.

 

Le escursioni invernali - CINQUE

 

Ci lasciamo alle spalle il Guilcer e raggiungiamo il Montiferru, ma nel percorrere la provinciale 11 tra Paulilatino e Bonarcado non possiamo non fermarci al cospetto di Sua Maestà il Lugherras; si possono utilizzare diversi aggettivi per descrivere questo monumento, ma a mio avviso nessuno di essi sarà sufficiente per rendere l’idea di ciò che si prova quando ce lo si ritrova davanti dopo aver percorso alcune centinaia di metri di sterrato, dopo esserci entrato e aver camminato tra e sulle pietre che ne compongono la struttura.

 

Le escursioni invernali - SEI

Le escursioni invernali - SETTE

Le escursioni invernali - OTTO

Le escursioni invernali - NOVE

Le escursioni invernali - DIECI

 

La pioggia ci sorprende all’altezza del ponte sul Rio Cispiri, ma dura poco, lasciamo alla nostra sinistra la chiesa campestre di Santa Cristina e giungiamo alla periferia del paese; poco distante dall’asfalto sorge Ponte Ezzu e lì ci dirigiamo per vedere quest’opera risalente presumibilmente al XVII secolo.

 

Le escursioni invernali - UNDICI

 

Facciamo una sosta all’ombra del santuario di Santa Maria di Bonacatu per concederci uno spuntino prima di ripartire per Seneghe dove avremmo voluto visitare il nuraghe Mesu Majore e la tomba di giganti detta Fach’e s’altare, monumenti resi accessibili dall’opera di volontari, ma un nuovo, abbondante acquazzone ci dissuade; sotto la pioggia affrontiamo la lunga discesa verso Milis.

 

Siamo stanchi e bagnati, consapevoli di esserci lasciati alle spalle alcune altre cose da vedere, ma sorridiamo perché siamo appagati dalla giornata trascorsa assieme a pedalare tra asfalti e sterrati che, ne siamo consapevoli, ci hanno mostrato solo una parte dei loro tesori.

 

Le escursioni invernali - DODICI

 

Milis, 08.12.2014

 

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Montevecchio umido… come sempre · 2014

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

In pochi forse sanno che il villaggio minerario Montevecchio è noto anche con il nome di Genna Serapis, dal nome dell’altopiano su cui fu fondato. Questa zona ha una storia millenaria, scritta con lo zinco e con il piombo da chi, con il proprio lavoro, lo ha estratto dalla profondità delle miniere.

Montevecchio - 01

Montevecchio - 02 

Oggi Montevecchio/Genna Serapis fa parte del Parco Geominerario della Sardegna e ha ospitato eventi di sicuro richiamo come la mostra Arresojas e la manifestazione Birras, oltre a essere il punto di partenza delle escursioni organizzate dalla A.S.D. Piccalinna, tra le più longeve nel panorama dell’off-road regionale e sicuramente una delle più interessanti sotto l’aspetto paesaggistico.

Montevecchio - 03

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A dirla tutta, oltre alla longevità e alla bellezza dei luoghi, la manifestazione è famosa anche per… la pioggia che, da qualche anno in qua, accompagna la nutrita schiera di appassionati che, con ardimento e sprezzo del pericolo (di prendersi un malanno) partecipa all’evento.

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L’equazione (Piccalinna + Montevecchio) x il numero di bikers = pioggia ha avuto l’ennesima conferma domenica 16 novembre 2014: dopo circa un’ora dalla partenza si sono sono verificate diverse leggere precipitazioni seguite da brevi e illusorie schiarite, piccoli inconvenienti stagionali insufficienti per dissuadere i bikers dal proseguire l’escursione.

Montevecchio - 07

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Mentre il percorso scorreva via attraverso località e paesaggi di particolare bellezza e suggestione, le condizioni metereologiche sono andate via peggiorando fino a culminare in un violento acquazzone che mi ha colto in prossimità di un interessante sito di archeologia mineraria; le avversità atmosferiche hanno dato un sapore quasi epico all’impresa rendendo tecnici e impegnativi sentieri e salite normalmente percorribili, con l’irrinunciabile contorno di guadi e ruscelli da attraversare.

Montevecchio - 09

Tre o quattro giorni prima dell’evento qualcuno aveva scritto:

“Abbiate fede: domenica sarà una splendida giornata per pedalare”.

Aveva ragione.

 

Le foto sono di Giuliano Bichi e Nino Vaccargiu

 

 

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Terme Montana · Fordongianus 2014

Direttamente da racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Fordongianus ha una storia antica e suggestiva scritta sulla trachite con cui sono state costruite le sue case e i suoi monumenti. Sorto sulla sponda sinistra del Tirso, impreziosito dalla celebre vena di acqua calda (circa 50° gradi) che alimentava l’importante edificio termale edificato dai romani, snodo di traffici e avamposto militare in epoca pre-giudicale, ricco di testimonianze del passato (la casa aragonese, l’area archeologica, la chiesa di San Lussorio), il centro del Barigadu oggi è stato il punto di ritrovo per i partecipanti all’escursione perfettamente organizzata dagli amici della Kayak Fordongianus.

Terme Montana UNO

Terme Montana DUE

Terme Montana TRE

Il percorso è stato a tratti duro, ma mi ha offerto (nonostante la foschia) panorami spettacolari sulla valle del Tirso, sulle Barbagie e il Mandrolisai visti a 360° dal Grighine (il punto più alto del giro, a circa 600 metri slm, in prossimità della sorgente di Pedru Maggiu) e l’opportunità di esplorare un’altro pezzetto di territorio a me sconosciuto.

Terme Montana QUATTRO

Terme Montana CINQUE

Terme Montana SEI

No, non potevo davvero mancare a questo evento per rivedere vecchi amici e pedalare con loro, per conoscerne di nuovi, per condividere tutti assieme la sensazione di libertà che la mountain bike riesce a farci vivere, immersi in un contesto ambientale unico, al quale non facciamo spesso più caso e a cui dovremo rispetto.

Terme Montana SETTE

Terme Montana OTTO

È stato bello, infine, vedere tanti bambini che hanno preso parte all’escursione, vederli coinvolti, pedalare con impegno e lasciarsi contagiare dal loro entusiasmo.

Terme Montana NOVE

Terme Montana DIECI

Grazie di tutto amici di Fordongianus, grazie per il vostro impegno e per la cordialità e l’ospitalità con ci avete accolti.

Terme Montana UNDICI

Attrus annus mellus.

Fordongianus, 12.10.2014.

 

(Le foto sono di Tonino Pitzalis e Paolo Marras)

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Molentargius e Sella del Diavolo · Cagliari 2014

Direttamente dal racconto del protagonista, Paolo Marras

Alcune foto di un’escursione in una Cagliari inconsueta; quella di Molentargius, un luogo senza tempo circondato dalla modernità. Percorrere le sterrate tracciate al suo interno permette di avventurarsi tra storia e natura osservando alternativamente l’avifauna presente e vecchi caseggiati pertinenti a quella che fu per millenni l’attività esclusiva di questi luoghi: la produzione di sale.

Oggi invece questa è un’area protetta dove si può trascorrere un’ora di vacanza dagli impegni quotidiani pedalando tra canali e specchi d’acqua (dolce e salata: ci sono entrambe), seguendo con gli occhi l’inconfondibile profilo della Sella del Diavolo.

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Dopo aver abbandonato la rassicurante piatta di Molentargius, raggiungiamo Calamosca (in quanti hanno fatto lì la visita di leva?) e seguiamo la stradina “asfaltata” fino all’imbocco del sentiero che porta alla “Sella”. L’ascesa è gradevolmente tecnica e sul sentiero si alternano tratti in single track tra la macchia mediterranea e altri in cui le difficoltà sono più marcate: gradini di roccia e brevi strappi con pendenze rispettabili: in discesa ci sarà da divertirsi.

Giunti in vetta, ci affacciamo sul belvedere naturale abbracciando con uno sguardo d’insieme il porticciolo di Marina Piccola, il Poetto, Molentargius, Monte Urpinu… poco più in là i ruderi della torre spagnola, della postazione antiaerea della II guerra mondiale e emergenze archeologiche puniche e romane.

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Masua · Nebida 22 giugno 2014

Direttamente dal racconto del protagonista, Paolo Marras

…e pensare che l’escursione era decisamente partita male per me, con un incidente meccanico che mi ha costretto a restare notevolmente attardato fin dai primi chilometri su asfalto e a proseguire in solitaria per la maggior parte dell’itinerario compreso il mare e i monti tra Masua e Nebida, in provincia di Carbonia-Iglesias.

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Grazie alla traccia GPS, alle indicazioni lasciate lungo il percorso dagli organizzatori e alle tracce lasciate sul terreno dagli escursionisti che mi hanno preceduto ho così potuto godermi i fantastici scenari di questo angolo di Sulcis sospeso tra mare e miniere.

Masua CINQUE

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Sul finire della “mia” escursione ho ritrovato il gruppo con il quale ho condiviso gli ultimi adrenalinici chilometri lungo ripide discese e scoscesi single track a picco sul mare sui quali spendere le ultime energie prima di tornare al punto di partenza e concedersi un tuffo rigenerante nel mare che si specchia di fronte al celebre Pan di Zucchero.

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Masua DIECI

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L’insolito lunedì nel Sulcis · 2014

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Ci sono luoghi, in Sardegna, che raccontano storie che non hanno bisogno di libri o di parole, ma solo di qualcuno che ascolti.

Così, in questo insolito primo lunedì di giugno mi dirigo a sud, verso una terra che di queste vecchie storie ne conosce tante quante sono le cicatrici che ne segnano la superficie, storie di uomini e donne come quelli che nel ‘39 si stabilirono a Cortoghiana, fondata per dare una casa ai minatori impegnati nella omonima miniera poco distante: da qui parte la mia escursione nel Sulcis che non conosco.

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Si comincia con una salita dolce in asfalto verso lo sterrato, dove la pendenza si accentua. Io non ho fretta, lascio passare il gruppo dei più veloci e vado su con il ritmo giusto per godermi ogni chilometro di salita attraverso la macchia mediterranea e fermarmi un attimo ad ammirare gli scenari disegnati da una natura generosa.

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Tratti tecnici e single tracks si alternano a lunghe sterrate, alcune pinete offrono attimi d’ombra e nascondono ciò che resta di antichi caseggiati minerari come quelli di monte Onixeddu, tra Gonnesa e Bacu Abis, silenziose testimonianze di un passato non troppo lontano, spazi rubati alla terra madre che gli alberi restituiscono alle origini.

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Lungo le antiche vie percorse da minatori di ogni epoca si sale fino a raggiungere di miniera di San Giorgio, in località “sa sedda de is fossas”, dove sorge uno dei fabbricati più singolari del Sulcis, noto con il nome di “sa macchina beccia”.

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Dopo una lunga e gradevole discesa mi appare di fronte la nota miniera Monteponi, praticamente alla periferia di Iglesias; poco distante scorre la cosiddetta “iglesiente” che costeggio per qualche chilometro prima di attaccare una lunga salita che mi riporterà a “sa macchina beccia” e da qui al punto di partenza; lungo il percorso mi soffermo a dedicare un ultimo scatto fotografico alla miniera di Sedda Moddizzis, quindi proseguo assecondando la discesa verso Cortoghiana.

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Ci sono luoghi in Sardegna, che raccontano storie che non hanno bisogno di libri o di parole: in questo insolito lunedì di giugno io ero lì per ascoltarle.

 

Un doveroso ringraziamento va agli amici della Cortoghiana Bike e a tutti coloro che li hanno supportati nell’organizzare questa bella giornata all’aria aperta, una pacifica e allegra invasione di 300 e più persone che hanno risposto all’invito di una pedalata in compagnia.

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Cortoghiana, lunedì 2 giugno 2014

 

Le due foto della partenza sono di Ornella Masala. La foto dello striscione è di Antonio Era.

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L’isola proibita · 2010

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

Dall’album dei ricordi, il resoconto di un’escursione all’Asinara.

L’isola proibita.

Guardo dal finestrino gli spruzzi sollevati dall’imbarcazione sulla quale attraverso il breve tratto di mare che mi separa dall’isola; il maestrale non da tregua, ma la Madre Terra ci protegge con il suo corpo così la traversata procede tranquillamente fino al momento dello sbarco, presso lo scalo di Fornelli.

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Mi viene spontaneo pensare a quanti uomini e donne prima di me hanno compiuto quel tragitto, a cominciare dalle famiglie che vennero “allontanate” dalle loro case e costrette a stabilirsi sull’isola madre, fondando il paese dal quale siamo partiti, Stintino; o agli uomini che cercavano un riscatto sociale impegnandosi nei lavori agricoli di quella che, dopo lo sgombero era diventata una colonia penale; o a quei prigionieri di guerra austro-ungarici finiti così lontano dalla loro terra d’origine. Del loro passaggio sono rimaste come testimonianza la cappella che eressero per devozione, e le ossa di coloro che, a casa, non ci sono mai tornati, ben ordinate all’interno di alcune nicchie ricavate sulle pareti del sacrario a loro dedicato.

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E infine non possono essere dimenticati tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, hanno soggiornato in quegli edifici dipinti di bianco, coloro che sono saliti agli onori della cronaca, da Matteo Boe (uno dei due detenuti riusciti ad evadere dal supercarcere) a Falcone e Borsellino che qui prepararono il famoso maxiprocesso (pagando allo stato le spese del loro mantenimento, quasi fossero in vacanza), da Totò Riina, ai brigatisti che vi furono rinchiusi durante i cosiddetti anni di piombo.

L’Asinara è un concentrato dell’isola di cui è figlia, gli stessi paesaggi tormentati dal vento, la stessa natura selvaggia, il suo mare capace di creare scenari da cartolina da un lato e di infrangersi sulle rocce con forza sospinto dal maestrale dall’altro, il granito delle sue rocce, puoi percorrerla e percepirne i silenzi fino ad assimilarne l’essenza, fin quasi a diventarne parte.

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Nel silenzio senza tempo di un’assolata domenica pomeriggio percorro le stradine lastricate di Cala d’Oliva, salgo lungo il pendio che mi porta all’edificio dove ha sede il triste show degli operai che combattono per il posto di lavoro, e infine mi lancio giù verso la discesa, verso il mare cristallino di Cala Sabina, dove l’estate è la stagione e dove ritorno per un attimo alla mia dimensione assieme ai tanti gitanti che, come me, stanno visitando l’isola.

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C’è ancora tempo per una pausa e qualche foto ricordo prima di pedalare verso Fornelli per l’imbarco.

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Abbandono quella terra antica portandomi dentro sensazioni contrastanti, il sollievao di aver lasciato dietro di me il dolore delle vite spezzate di cui è intrisa l’isola e il piacere che ben conosco e che riempie la mia anima dopo ogni escursione, le immagini delle sbarre alle finestre e della fuga di una famiglia di cinghiali, il volo di una pernice che mi rammenta che, comunque, ero io il predatore, l’invasore di un territorio che non apparterrà mai all’uomo.

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Ci tornerò, richiamato dal fascino discreto di un’isola proibita, e ne esplorerò quella parte che oggi non ho potuto vedere; ci tornerò per nutrire di sensazioni la mia anima.

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L’Asinara, domenica 26 settembre 2010

Con Filippo Scanu, Filippo Porcu, Gavino e Antonello Pintus, Giovanni Canalis, Roberto Piga, Gigi Fadda. Nel gruppo erano presenti anche due ragazzi di cui non ricordo i nomi. Le foto sono di Giovanni Canalis e Gigi Fadda.

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Il viaggio nel tempo · 2014

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Il viaggio nel tempo è uno dei soggetti che più ha ispirato artisti, basti pensare a H.G. Wells e al suo romanzo “La macchina del tempo”, edito nel 1895 e che successivamente ha ispirato diversi film o alla trilogia di “Ritorno al futuro”, e scienziati che ipotizzano varie teorie e paradossi che potrebbero verificarsi qualora il viaggio nel tempo divenisse realtà.

Qualche giorno fa un gruppo di scenziati sardi, provenienti da diverse realtà dell’isola, ha condotto un interessante esperimento in proposito, interrotto a causa di avverse condizioni metereologiche e difficoltà tecniche irrisolvibili all’età della pietra. Gli undici temerari, indossati adeguati indumenti protettivi e con una buona scorta di viveri e bevande, sono balzati in sella alle loro strane “macchine del tempo” a due ruote e azionate da un complesso sistema di corone, pignoni e catene, hanno abbandonato la civiltà avventurandosi lungo strade sterrate e lastricati di pietra sui quali si individuavano tracce del passaggio di carri finendo ben presto a confrontarsi con le prime vestigia del passato.

Il viaggio nel tempo · 2014 UNO

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Il viaggio nel tempo · 2014 DUE

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 Il viaggio nel tempo · 2014 TRE

Altre mirabolanti scoperte attendevano gli scenziati quando, dopo aver esaminato il terreno, hanno ripreso il cammino su strade ormai dimenticate per poi scalare un colle sulla cui sommità si scorgeva una strana torre in pietra semi nascosta da alberi e arbusti.

Il viaggio nel tempo · 2014 QUATTRO 

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Il viaggio nel tempo · 2014 CINQUE

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Il viaggio nel tempo · 2014 SEI

La lunga discesa ha portato gli undici avventurosi ad effettuare diverse scoperte riguardanti i culti religiosi delle antiche popolazioni locali che hanno innalzato curiose pietre verso il cielo e inciso la roccia per esprimere il misticismo di cui riempivano la loro esistenza e con cui onoravano i loro defunti.

Il viaggio nel tempo · 2014 SETTE 

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Il viaggio nel tempo · 2014 OTTO

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Il viaggio nel tempo · 2014 NOVE

La corsa nel tempo è proseguita su strade colorate dalla primavera e lungo la quale si incontravano monumenti e grotte funerarie, ma intanto il cielo, per effetto di uno dei paradossi temporali di cui sopra si incupiva e iniziava a gocciolare, dapprima in maniera leggera poi sempre più forte provocando un incidente tecnico che ha costretto gli studiosi ad abbandonare anzitempo l’impresa, non prima di aver documentato con altre immagini le proprie scoperte.

Il viaggio nel tempo · 2014 DIECI

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Il viaggio nel tempo · 2014 UNDICI

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Il viaggio nel tempo · 2014 DODICI

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Il viaggio nel tempo · 2014 TREDICI

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Il viaggio nel tempo · 2014 QUATTORDICI

Di seguito si elencano i nominativi degli 11 scienziati che hanno condotto l’esperimento:

Alessandro Pilia (coordinatore del progetto), Salvatore Serra (membro anziano del gruppo), i fratelli Orazio e Ovidio Murru (esperti in biomeccanica), Gianni Mureddu (preparatore atletico), Corrado Fenu e Beppe Carta (esperti archeologici) Cinzia Olias e Paola Mereu (esperte in botanica), Antonio Murgia (specialista in cinghiali), e Paolo Marras (portavoce scientifico).

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Badde Salighes · Bolotana 2014

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

“La nebbia che respiro si dirada perché davanti a me” appare Villa Piercy in tutta la sua maestà: progettata e costruita da Benjamin Piercy, un ingegnere gallese incaricato di seguire i lavori della costruzione della ferrovia, insieme al parco nel quale si trovano specie tipicamente mediterranee e essenze esotiche. Oggi è questo il punto di partenza per l’escursione che ci condurrà alla scoperta di nuovi e meravigliosi scenari lungo i sentieri del Marghine e del Meilogu.

Badde Salighes 2014 - 01

“Ma che colore ha una giornata uggiosa” lo scopriamo attraversando il bosco di Ortachis. Una pedalata tira l’altra mentre accanto a noi “il fiume va; guardo più in là”, perché lo scorrere lento e incessante della corrente prelude a un’altra sorpresa: la cascata di Mularza Noa.

Badde Salighes 2014 - 02

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Badde Salighes 2014 - 04

“Quel gran genio del mio amico” SuperAle e SuMele, la nostra guida, decidono di improvvisare e ci conducono attraverso “boschi abbandonati e perciò sopravvissuti vergini” fino ai piedi del colle su cui sorge il nuraghe Tittirriola. “Pietre, un giorno case, ricoperte” dalla vegetazione spontanea conservano ancora i segni della maestria dei padri costruttori, le nicchie perfettamente orientate e la magnifica tholos hanno attraversato i secoli e sono ancora qui a porci delle domande a cui ancora non sappiamo rispondere con precisione.

Badde Salighes 2014 - 05

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Badde Salighes 2014 - 06

“E respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini” ci lanciamo in discesa verso la piana di Santa Lucia, ma prima è doverosa una sosta nel sito di Sa Pala Larga dove si trovano, colpevolmente dimenticate, le domus de janas affrescate e adornate da spirali, coperte malamente da cemento e teloni che non proteggono più le grotte dalle intemperie e di questo ne abbiamo dato testimonianza tramite gli amici di Nurnet. Va decisamente meglio nel sito successivo, a S. Andrea Priu: qui le grotticelle sono riparate e valorizzate. Il sito è chiuso, ma accessibile ad esclusione della cosiddetta Tomba del Capo, giustamente preservata per le sue peculiarità. Sulla sommità della parete rocciosa svetta ancora il Toro, animale simbolo della fertilità maschile.

Badde Salighes 2014 - 07

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Badde Salighes 2014 - 08

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Badde Salighes 2014 - 09

Dopo “le discese ardite e le risalite” giungiamo alla frazione di Rebeccu e la visitiamo pedalando “con un ritmo fluente di vita nel cuore” lungo le stradine lastricate. Da qui comincia il lungo viaggio di ritorno, ma prima di lasciare questi luoghi facciamo una sosta presso la fonte sacra di Lumarzu, un piccolo gioiello incastonato tra gli alberi e la terra e dal quale, sgorga da millenni, “acqua azzurra, acqua chiara”.

Badde Salighes 2014 - 10

Il tempo è tiranno e la salita è dura, comincio ad avvertire la stanchezza di una giornata spesa ad inseguire la “sensazione di leggera follia” che “sta colorando l’anima mia” e di tutti noi tra grandine, vento, vecchie pietre e un meraviglioso arcobaleno con il quale “il sole va a dormire”, ma con il pensiero “torno già a volare” sulle “distese azzurre e le verdi terre”.

Badde Salighes 2014 - 11

Con “Super” Alessandro, Antonio “Su Mele”, “Nonno” Tore, Gianni “Blogbar”, Giovanni “Trattore”, Gian Mario “Lupo di mare” e Roberto “il Selvaggio”, Alessandro “Freewheel”, cussu “Disgraziau” di Mario, Ignazio “Teschio” e Livio “Capelli d’argento”.

Badde Salighes, 23 marzo 2014

 

Appendice.

Talvolta l’ispirazione arriva nella maniera più impensata. Lunedì, mentre guidavo, mi sono ricordato del primo verso di una canzone di Lucio Battisti. Per uno strano parallelismo l’ho immediatamente associato a Villa Piercy. Sul filo della memoria ho proseguito con versi di altre canzoni di Battisti ed è venuto fuori questo resoconto che dedico ai miei compagni d’avventura.

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