Mountain Bike

Nel Guilcer · dicembre 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

L’idea è semplice, ma intrigante: esplorare nuove strade per riscoprire posti magari già visti, aggiungerne di nuovi, ma sopratutto stare in compagnia e condividere una bella giornata all’aria aperta.

E poi l’occasione è ghiotta: sono i giorni del solstizio invernale, quelli ideali per osservare un fenomeno che offre una ulteriore chiave di lettura sulla funzione dei nuraghi.

Nel Guilcier · dicembre 2013 UNO

Siamo in otto attorno al bellissimo nuraghe Zuras, in territorio di Abbasanta; entrando ci disponiamo lungo le pareti del monumento e fissiamo la parete opposta all’ingresso. È là che il sole, penetrando dalle cosiddette “finestrelle di scarico”, proietta delle immagini luminose che assomigliano a una testa taurina e a un ascia bipenne; chissà, forse è solo la suggestione di aver assistito a un antico rito pagano, ma ci sentiamo pieni di energia e pronti a incominciare l’escursione.

Nel Guilcier · dicembre 2013 DUE

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Nel Guilcier · dicembre 2013 TRE

Dal piazzale del nuraghe ci dirigiamo verso sud-sud-ovest guadando il torrente su un improbabile ponte. Il nostro primo obiettivo è il nuraghe Cogotti, aggredito dagli olivastri, ma ancora solido e piacevole da vedere. 

Nel Guilcier · dicembre 2013 QUATTRO

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Nel Guilcier · dicembre 2013 CINQUE 

Dopo la visita e le foto di rito riprendiamo a pedalare e raggiungiamo le sorgenti del Rio Bobolica, le superiamo e ci fermiamo per una breve pausa nel parco della borgata di Sant’Agostino, quindi ci dirigiamo verso il prossimo obiettivo: il nuraghe Perda Crappida, o meglio, ciò che ne resta: una pietra lavorata con dei segni incisi e un rivolo d’acqua che fanno pensare più a un pozzo sacro che a un nuraghe: materiale di studio per gli Indiana Jones della nostra regione.

Nel Guilcier · dicembre 2013 SEI

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Nel Guilcier · dicembre 2013 SETTE 

Ci dirigiamo a nord-nord-ovest, guadiamo il Rio San Leonardo quindi affrontiamo un’antica carrareccia in molti punti bella e gradevole con la sua pavimentazione in pietra ben conservata e percorribile in bicicletta, in altri impraticabile; queste difficoltà erano messe in conto: ci si mette la mountain bike in spalla e via, a piedi! Tutta questa fatica ci conduce alle sorgenti di Bonorchis dove ci concediamo il meritato riposo e un pranzo semplice, ma sostanzioso: panini, frutta e torroncini di Tonara come dolce. Rifocillati, ricominciamo a pedalare verso la nostra prossima e penultima sosta: il novenario di Sant’Ignazio, in agro di Norbello; una breve sosta e via nuovamente in sella verso l’ultima tappa della nostra uscita: il nuraghe Aiga.

Nel Guilcier · dicembre 2013 OTTO

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Nel Guilcier · dicembre 2013 NOVE

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Nel Guilcier · dicembre 2013 DIECI

Oggi il monumento appare poco leggibile per via dei crolli che si sono susseguiti nel corso dei secoli, ma dall’alto della torre centrale si distinguono con sufficiente chiarezza tre o quattro torri che ne fanno intuire la passata grandezza. Poco o nulla è rimasto invece del villaggio che (si ipotizza) sorgesse nei pressi.

 Nel Guilcier · dicembre 2013 UNDICI

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Nel Guilcier · dicembre 2013 DODICI

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Nel Guilcier · dicembre 2013 TREDICI

Il tramonto è ormai vicino quando rientriamo alle auto parcheggiate attorno al nuraghe Zuras. Siamo stanchi, ma sicuramente appagati da questa bella giornata vissuta all’aria aperta, tra storia, chiacchiere e pedalate; resta il tempo per mangiarsi una fetta di panettone e un bicchiere di vino di casa.

È difficile smaltire l’adrenalina di questa giornata: i ricordi, le immagini, le parole rimangono a lungo nella mente. E riguardare le fotografie rende ancora più acuta la sensazione di aver vissuto una giornata per certi versi irripetibile.

Nel Guilcier · dicembre 2013 QUATTORDICI

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Nel Guilcier · dicembre 2013 QUINDICI

Sicuramente però la prossima sarà ancora migliore. Con Alessandro, Tore, Livio, Rino, Giovanni, Gianni e Mario (22 dicembre 2013).

 

Le foto sono di Alessandro Pilia

 

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L’altra Giara · dicembre 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

L’altra Giara.

A Siddi c’è una Giara che pochi conoscono, una Giara dai contorni sinuosi, tra  Campidano e Marmilla, una terra di mirto, di cisto e lentisco e di vento che arriva da ovest.

A Siddi c’è una Giara che non ha cavallini, ma testimonianze preziose di un passato lontano e nomi che fanno paura (la casa dell’orco), altri che richiamano le pietre (focaie) presenti in gran numero, altri ancora che suscitano un fascino esotico (la corona rossa).

A Siddi c’è una Giara sospesa tra passato e futuro, come spesso accade in Sardegna, avvolta nel silenzio e nell’indifferenza e che invece ha tanto da offrire per gli occhi di chi sa guardare.

Con: Alessandro, Giovanni, Mario, Tore, Gianluca, Roberto e Ignazio. (8 dicembre 2013)

 

Le foto sono di: Alessandro Pilia, Tore Serra, Giovanni Ricci, Ignazio Pala.

 

L'altra Giara · dicembre 2013 UNO

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L'altra Giara · dicembre 2013 DUE

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L'altra Giara · dicembre 2013 TRE

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L'altra Giara · dicembre 2013 QUATTRO

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L'altra Giara · dicembre 2013 CINQUE

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L'altra Giara · dicembre 2013 SEI

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L'altra Giara · dicembre 2013 SETTE

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L'altra Giara · dicembre 2013 OTTO

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L'altra Giara · dicembre 2013 NOVE

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L'altra Giara · dicembre 2013 DIECI

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L'altra Giara · dicembre 2013 UNDICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 DODICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 TREDICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 QUATTORDICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 QUINDICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 SEDICI

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L'altra Giara · dicembre 2013 DICIASETTE

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L'altra Giara · dicembre 2013 DICIOTTO

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Gavoi e la Mountain Bike · 2013

Terra di granito e di castagni, terra di funghi. Terra di fatica, di salite, di muri a secco, terra di silenzi, terra che il vento accarezza quando parla con l’uomo. Terra di boschi antichi, di ombre, di ancestrali segreti.
Terra che è madre.
Terra ospitale, di sorrisi sinceri, di parole essenziali, mai banali. Terra di amici che non ne hai mai abbastanza, terra che te ne sei appena andato e hai voglia di tornarci domani.

Testo di Paolo Marras • foto di Paolo Mura e di Enrico Lai.

Gavoi - ottobre 2013 UNO

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Gavoi - ottobre 2013 DUE

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Gavoi - ottobre 2013 TRE

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Gavoi - ottobre 2013 QUATTRO

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Gavoi - ottobre 2013 CINQUE

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Gavoi - ottobre 2013 SEI

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Gavoi - ottobre 2013 SETTE

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Gavoi - ottobre 2013 OTTO

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Gavoi - ottobre 2013 NOVE

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Gavoi - ottobre 2013 DIECI

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Gavoi - ottobre 2013 UNDICI

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Archeo Bike a Monte Arci · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Prima premessa: nel mese di luglio 2013, in località “Mitza Margiani”, in agro di Villaverde, c’è stata una nuova campagna di scavi che ha interessato il villaggio nuragico addossato al nuraghe “Brunk’e s’Omu”.

Seconda premessa: non l’ho mai visto, è una lacuna da colmare.

Terza premessa: questa sarà l’ultima domenica senza cacciatori: meglio approfittarne per godersi il Monte Arci.

01 - Partenza

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02 - Guado

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03 - Discesa

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04 - Guado

Basta un veloce giro di telefonate e qualche messaggio su Facebook per trovare tre volenterosi e appassionati compagni d’avventura: appuntamento a domenica mattina. E per andare a visitare un sito nuragico scegliamo quale punto di partenza lo spiazzo prospicente il nuraghe “Bau Mendula”, ai piedi del Monte Arci, già punto di partenza di altre escursioni in mountain bike. Si parte, e lungo la sterrata veniamo salutati da tre o quattro cani pastore che abbaiano festanti (festanti?) al nostro passaggio.

05 - Panorama

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06 - Bike parcheggiata

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07 - GPS

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08 - Arrivo

Facciamo la prima sosta dopo qualche chilometro di salita dolce, a “S’Utturu ‘e su Cadru”, dove facciamo rifornimento d’acqua. Da lì l’ascesa è costante, in qualche punto la pendenza si accentua, ma è sempre pedalabile e la vista della pianura e del golfo è piacevole: individuiamo con chiarezza il paese di Santa Giusta, l’omonimo stagno, il porto industriale e altre località.

09 - Rifornimento Acqua

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10 - Grotta

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11 - Nuraghe

Giungiamo in località “Laccheddas” da dove, dopo una breve discesa, raggiungiamo la grotticella chiamata “Su segretu de sa conca ‘e s’omini”, che la leggenda descrive come prigione dove le ragazze madri venivano rinchiuse per espiare le proprie colpe, in realtà un sepolcro preistorico. Da lì procediamo verso “Mitza Simione” e “Roia Menta”, consultando spesso i nostri GPS per individuare la giusta direzione.

Giungiamo finalmente a “Mitza Margiani” e dopo esserci rifocillati all’ombra del bosco che circonda la sorgente affrontiamo la salita verso i ruderi del villaggio.

12 - Nuraghe

Le parole non descrivono appieno la bellezza del sito, né l’impressione di quanto sia vasto e complesso; camminiamo tra le capanne cercando di individuare il profilo e la destinazione d’uso delle varie costruzioni, rendendoci conto di passeggiare tra millenni di storia.

Soddisfatti iniziamo il viaggio di ritorno raggiungendo la rocca di “Nuraghe Turriu”, un’ultima sosta per bere acqua fresca dalla sorgente di “Mitza Cruccui” e via verso la discesa che ci costringerà a guadare il Rio Tumboi per ben sette volte; la temperatura e la bassa portata del ruscello rendono agevoli i passaggi più tecnici e infine, dopo quattro ore o poco più di escursione torniamo alle nostre auto stanchi, affamati, ma pienamente soddisfatti per aver trascorso un’altra splendida giornata in compagnia tra le bellezze del nostro Monte.

13 - Nuraghe

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14 - Nuraghe

Un ringraziamento ai miei tre compagni di avventura che hanno documentato con le loro fotografie questo racconto: Federico Desogus, Massimiliano Murru e Sandro Pinna.

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Gavoi in Mountain Bike · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Il 12 maggio 2013 si è svolta la terza edizione di Gavoi in mountain bike, escursione non competitiva preparata in maniera magistrale dai ragazzi dell’MTB Club Biking Gavoi, di circa 25 chilometri con partenza e arrivo presso il lago di Gusana. In parallelo, per i meno allenati, l’organizzazione ha predisposto un giro light nei sentieri attorno al lago e un trekking di 3 ore per i non pedalanti. La giornata di sole e gli splendidi paesaggi hanno richiamato in Barbagia circa 200 persone da tutta la Sardegna che hanno partecipato alle tre attività proposte.

Prima di passare alle foto della giornata alcuni commenti semiseri sulla buona riuscita delle prime due edizioni, estratti da MTB Forum · Sezione Sardegna:

“Uhm… Gavoi mi piaghet…” – Gippy

“Gavoi si conferma anche in mtb …” – Angiolino

“il single lungo la riva del lago è super, di quelli flow che piacciono a me” – KZ67

“quel single è piaciuto anche ai bambini” – Angiolino

“il posto merita una replica” – Nino52

“Speriamo di riuscire ad accontentare tutti.” – Mascalzone

“Ma secondo voi, il consumo di ichnusa è sufficiente a spiegare questo suo bizzarro comportamento” – The Blues Biker

“Mi piange il cuore, ma purtroppo non posso venire.” – Antmar

“Macchina carica pronta per la partenza ore 7.00” – Paolofigus

“Il giro tosto!!!! ci sono state cotture da Sole e da Salite..” – Andre730

“uno dei più bei giri che si possano fare nella beata Terra Sarda” – Carpitz

“Il passaggio sopra la diga poi rimarrà tra i miei ricordi più belli.” – Kona40

“E’ bello essere quassù e guardare quelli che ancora devono sciropparsi gli ultimi strappi con un fondo impossibile…” – Angiolino

“Bellissimo, divertente e particolare il tracciato completamente diverso dai soliti.. “Muri in salita e strapiombi in discesa” il tutto incorniciato da panorami davvero speciali e inusuali..” – Actros19

“e tanti altri scalmanati che non ricordo il nome ma ricordo la voglia che avevano di andare in bici…e quanto andavano…” – Mascalzone

“qui si discuteva sul destino del mondo” – Palomar

“Poi dovrò regolarmi: ho troppa potenza nelle gambe :D” – Ric_

“L’escursione di Gavoi ha preteso il tributo di sangue da Yonni64 ma anche io ho pagato seriamente dazio.” – Angiolino

“oltre alla passione per la bici mi piace far vedere in giro quello che si fà nelle nostre escursioni….e il video lo dimostra…” – sterob

 

Ecco alcune foto dell’evento negli scatti di Paolo Mura, Giuliano Bichi, Claudio “Airjet” e dei padroni di casa.

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Sa Jara, dove il Campidano incontra il Sulcis · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Premessa doverosa: questa uscita era stata preparata e programmata dagli amici del Sulcis già da qualche settimana. L’idea di partecipare a questa escursione è nata grazie all’invito di un’amica, Milena, conosciuta chiacchierando tra una pedalata e l’altra sui colli di S.Antioco, manifestazione alla quale io e Paolo Figus, l’autore delle foto, partecipiamo sempre con molto piacere.

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In Sardegna ci sono tantissimi posti da vedere, di molti si sa poco, di altri forse anche troppo. Pochissimi però esercitano un fascino che li rende irresistibili e per questo diventano meta di tanti: sicuramente la Giara è uno di questi, vuoi per la sua aurea di “mondo perduto”, vuoi per il richiamo esercitato dai cavallini che vivono allo stato brado in quel luogo senza tempo, e così quando sono stato invitato ho deciso di accettare, cogliendo l’opportunità di vedere e pedalare in un luogo del quale ho sempre molto sentito parlare e che non ho mai visto.

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Alla fine, da “Oristano e dintorni” siamo partiti in 6 (Paolo e Bruno Figus, Sonia, Sandro “Paperone”, Gina e Paolo “TheBlues”) per raggiungere Gesturi dov’era fissato l’appuntamento con “Portoscuso e dintorni” e da lì il parcheggio alle porte dell’altipiano.

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La Giara ci accoglie nascondendo i suoi colori dietro un velo di nebbia grigia e leggera, restia a svelarsi; così, dopo le presentazioni e i preparativi il gruppo (siamo circa una trentina) di bikers saluta il gruppo di accompagnatori/trekkers e si avvia lungo il sentiero in un’atmosfera ovattata, dove querce da sughero (sono evidenti i pezzi di corteccia mancanti) e asfodeli spuntano tra l’erba e le rocce e quasi ci sfugge il primo laghetto, coperto dal bianco dei ranuncoli tanto da assomigliare più a un prato che a uno specchio d’acqua.

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Tra una pedalata e l’altra la nebbia si dirada e anche il sole fa capolino tra le nuvole, l’allegria cresce e tra un “pinnettu” e un “cuile” lungo la strada facciamo amicizia con un gruppo di cavalieri: ci salutiamo con un brindisi e via, ognuno per la sua strada. “Pauli Bartili”, “Pauli S’Ala de Mengianu”, “Pauli de Fenu” e altre ancora fino al limite, dove ricomincia la discesa verso la Marmilla; qui il gruppo si divide, alcuni preferiscono tornare dall’asfalto percorrendo la strada che attraversa i paesi di Setzu, Tuili e Barumini prima di fare rientro a Gesturi, mentre la maggior parte preferisce riattraversare l’altopiano evitando le deviazioni dell’andata, necessarie per affacciarsi sui “Paulis”.

E i famosi cavallini?

C’erano, li abbiamo visti e loro si sono concessi ai nostri sguardi quasi sapessero che eravamo lì per vederli; ci hanno fatto compagnia guardandoci da lontano, con le zampe immerse nell’acqua o mentre brucavano l’erba tra le sughere, attenti a ogni nostra mossa, forse curiosi quanto noi. Fermarsi a guardarli nel loro ambiente, osservarli perfettamente a loro agio in quell’ambiente dal fascino aspro suscita emozioni, ci si sente in armonia con se stessi e con la Madre Terra rivivendo per alcuni istanti i ritmi dimenticati del nostro passato ancestrale.

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Montiferru · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Qualche foto dell’escursione di sabato 16 marzo 2013. In una splendida giornata primaverile che ci ha visti scalare il Montiferru partendo dalla località di Santa Caterina di Pittinuri fino a trovare la neve a poco meno di quota 1000 metri, con una piacevole digressione e successiva arrampicata per ammirare la cascata formata dal Rio Caladorzu.

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All’ombra del Castello (di Osilo) · 2013

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Cominciamo dalle certezze: quella è sicuramente Osilo, non ci si può sbagliare. Troppo caratteristico il profilo del Monte Tuffudesu (grazie Wikipedia) sul quale fu eretto il castello dei Malaspina e attorno al quale sono state costruite le case del paese.

Camminare per il centro storico di Osilo, in provincia di Sassari, è un viaggio indietro nel tempo: i vicoli tortuosi, lastricati con i ciottoli, si arrampicano lungo i fianchi del colle fino a lambire la costruzione medievale, le case in pietra e le chiese, mute testimoni delle vicende umane, le luci lontane dei paesi che circondano questo centro dell’Anglona. Camminare per il centro storico di Osilo in un sabato notte buio e ventoso come questo evoca storie di dame e cavalieri, di intrighi e di fantasmi che raccontano storie loro dei amori tormentati.

Questa domenica mattina però Osilo è soprattutto una realtà ciclabile, luogo di origine di bikers appassionati che hanno costituito l’associazione sportiva “Che Alcia ‘e Balla” e, da oggi, sede di un evento che, si spera, possa diventare un appuntamento fisso nel calendario sempre più fitto di iniziative che interessano il mondo della mountain bike isolana. Più di un centinaio di escursionisti da tutta la Sardegna hanno risposto all’invito degli amici osilesi, tanti amici con i quali si sono scambiati risate, chiacchiere e chilometri da salutare e con cui condividere il piacere di scoprire angoli di Sardegna a noi poco noti.

Certo gli imprevisti non mancano, quelli soliti e quelli insoliti, come quando nel single track si deve dare precedenza a un gregge;  il tempo è incerto e minaccia pioggia, la salita sembra non finire mai e ti sembra di non averne più… dai che ormai siamo arrivati.

All’ombra del castello c’é caldo e la compagnia è quella buona, di sempre; anche chi non aveva mai partecipato prima si trova a suo agio perché parliamo un linguaggio comune: nuove conoscenze, inviti reciproci e idee da sviluppare nascono a tavola, tra un piatto di malloreddus e la pecora bollita, si trova persino il modo di festeggiare un compleanno con una torta “improvvisata”.

 

È sera, l’auto percorre i chilometri verso casa.

Stanco? Un po’.

Soddisfatto? Sì, ma…

Ma? Niente, mi piacerebbe tornarci.

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Le foto sono di Paolo Mura, Franco Tucconi, Michele Piga e Filippo Scanu.

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Gallura intorno a me · 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

La citazione, tratta da una vecchia canzone dei Salis, è doverosa per introdurre il racconto di una splendida giornata trascorsa a pedalare in questo angolo di Sardegna inconfondibile, perché non ci si può sbagliare: quei graniti scolpiti dal vento e dal mare, quei colori, il profilo delle isole (Tavolara, Figarolo) sono come un marchio “Doc”.

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In questa prima domenica di novembre Porto Rotondo sembra sospesa tra un‘estate che dovrebbe essere finita e quella che verrà, tranquilla e ordinata, pulita e discreta per accoglierci, graditi ospiti, senza il velo dei luoghi comuni che l’avvolgono, mostrandoci i suoi gioielli di verde e di azzurro. Allora è facile capire perché tanta gente se ne è innamorata e perché i chilometri percorsi per esserci sono diventati improvvisamente meno lunghi.

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Partire da Oristano ha i suoi vantaggi: tra nord e sud non c’è mai troppa differenza, così è la geografia che spesso crea la varietà degli amici che (ri)incontri e poco importa se la volta precedente era quindici giorni o un anno prima, una stretta di mano e un sorriso (e diciamocelo, anche MTB Forum) annullano ogni distanza.

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Dovrei parlare di Cugnana, di Cala Sabina, di Cala Moresca, dei “soliti” lunghi e divertenti single track tra mare e macchia mediterranea, di Capo Figari da dove si godeva di un panorama mozzafiato o del “canyon” che abbiamo percorso per tornare a Golfo Aranci, tutto splendido, ma tutto questo avrebbe avuto un sapore meno dolce senza tutti coloro che condividevano con me quei paesaggi fantastici mentre li percorrevo.

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Tutto questo che non sarebbe stato possibile senza l’impegno e l’entusiasmo di quei ragazzi che ormai per tutti noi che abbiamo vissuto questa giornata, sono diventati “quelli con il gilet rosso”: grazie per avermi offerto l’opportunità di poter riempire la mia anima con i ricordi di questa splendida giornata.
Attrus annus mellus!

Le foto sono di Franco Tucconi e Paolo Figus

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Is Arutas · Penisola del Sinis 2012

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras

Ingredienti:

30.000 ettari di terra;

milioni di litri di acqua di mare;

azzurro di cielo sereno;

Preparazione:

spruzzare i 30.000 ettari di terra con essenze di macchia mediterranea e palme nane, farcite qua e la con abbondanti campi di grano; cospargete vigneti e oliveti q.b. e miscelate il tutto con il vento di maestrale; nel frattempo colorate i milioni di litri di acqua di mare versandovi lentamente l’azzurro del cielo sereno e amalgamate con cura.

Servite a temperatura ambiente con contorno di storia, passeggiate naturalistiche ed archeologiche, enogastronomia e folklore: ecco a voi la Penisola del Sinis, una terra ricca e generosa che ha attirato l’uomo fin dalla preistoria, prima per la ricchezza delle sue risorse, ora per i suoi paesaggi che sanno emozionare e conquistare chi la visita.

È qui, precisamente a Is Arutas, che domenica 21 ottobre ci siamo ritrovati in tantissimi (100, 120, forse più; nutrita la rappresentanza femminile) per un’escursione facile e per questo tutta da vivere in relax, disegnata tra spiagge di quarzo, voli di fenicotteri e vecchie pietre nascoste (le zanzare erano incluse gratuitamente nel pacchetto).

Sono tanti i momenti di questa giornata che ricordo con piacere, tanti quanti le foto e i video che vengono pubblicati da lunedì senza soluzione di continuità, le testimonianze e le parole che sono state scritte; difficile riepilogare le sensazioni, le emozioni che ho provato io e quelle che ha provato Sandro, colui che ha organizzato con me questo evento. Voi tutti ci avete ringraziato per la bella giornata trascorsa e per i luoghi che vi abbiamo fatto scoprire, ma non avete idea di quello che ci avete dato voi con la vostra partecipazione, con la gioia di chi, partecipando per la prima volta a un’escursione ha scoperto un mondo nuovo fatto di ciclisti un po’ matti che girano in lungo e in largo la Sardegna per il piacere di una pedalata in (numerosa) compagnia, con l’allegria e con l’aiuto che ci avete spontaneamente offerto quando se n’è presentata la necessità.

Grazie alle zanzare che ci hanno alleggerito di un po’ di sangue per essere più leggeri in salita (…)

Grazie ai cacciatori che hanno sparato in aria per festeggiare il nostro passaggio

Grazie ai fenicotteri che sono volati via prima che potessimo fotografarli

Grazie alle donne che preferiscono le domeniche tranquille anziché andarsene in giro in mountain bike come i maschi

Grazie alle donne che preferiscono andarsene in giro in mountain bike come i maschi anzichè starsene tranquille

Grazie alla sabbia di Is Arutas che ci ha fatti camminare a piedi per duecento metri

Grazie ai contadini che hanno arato i sentieri per regalarci attimi di free ride

Grazie alla tomba dei giganti e all’ipogeo di San Salvatore, tanto belli quanto timidi tanto da non farsi quasi vedere da così tanta gente

Grazie ai carciofi che hanno partecipato all’evento lungo “sa cabada de Is Mureddus” per il secondo anno consecutivo

Grazie al vino, che durante il pranzo si è gentilmente messo da parte per lasciar posto alla birra

Grazie al falasco del chiosco che protegge e ripara il personale che ci ha servito a tavola

Grazie a Sandro Paperone che oltre a sopportare voi ha dovuto sopportare anche me

Grazie a tutti voi, perché l’escursione l’avete fatta voi tutti che avete partecipato, con la vostra voglia di stare assieme, la vostra allegria e la vostra passione … che poi è anche la mia.

Attrus Annus Mellus!!!

(Le foto sono di Enzo Vacca, Fabio & Giusi, Fabrizio Pau, Sandro Pinna)

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