Escursione a Perda Crapias · 2011

martedì, 2 Agosto 2011 alle 7:00

Direttamente dal racconto di un dei protagonisti, Paolo Marras

I più la conoscono con il nome che risulta dalla cartografia ufficiale, ossia “Punta La Marmora”, dedicata al famoso generale e cartografo sardo(*)  Alberto Ferrero della Marmora (parente stretto del La Marmora che fondò il corpo dei bersaglieri), che descrisse l’isola nelle sue opere “Voyage en Sardaigne” e  “Itinéraire de l’île de Sardaigne”. “Punta La Marmora, con i suoi 1.834 metri è la vetta più elevata della Sardegna. Si trova nel Massiccio del Gennargentu, a cavallo tra Ogliastra e Barbagia, nel territorio amministrativo dei comuni di Desulo ed Arzana che per secoli se ne sono contesi la proprietà.” (fonte Wikipedia).

In realtà il suo nome originario era un altro, cioè “Perda Crapias”, e secondo alcune fonti il significato sarebbe quello di “Roccia delle capre”, secondo altre sarebbe “Rocce crepate (piene di crepe)” forse per via delle forti escursioni termiche a cui le rocce stesse sono sottoposte. Non commento altre più recenti e fantasiose denominazioni che starebbero state attribuite a questo luogo unico.

Ciò che conta davvero è esserci stati, aver sfidato il maestrale che lassù soffia davvero forte, e gli 8° di una domenica di luglio un pò particolare, lontana dal mare, dalle spiagge, dalle logiche della vacanza a tutti i costi.

Prima di partire ecco l’incontro che non ti aspetti: Antonio Marino (per gli amici di MTB forum Antmar), capitato casualmente da quelle parti nel corso del suo giro per gli sterrati della Sardegna, che si avvicina incuriosito dal movimento per indagare chi fossero quei  bikers…

Partenza da Tascusì, e una lunga salita in asfalto sul quale, per un breve tratto, tre cavalli al galoppo ci precedono prima di deviare verso le vallate alla nostra sinistra, fino al rifugio dove, finalmente, comincia il tratto off-road, prima in double track e quindi in single, per un sentiero adatto per il trekking, ma, in buona parte, percorribile anche in mountain bike.

Il paesaggio attorno a noi è brullo, spoglio, roccioso, tipico della montagna; nelle poche zone riparate dal vento pochi alberi combattono una dura battaglia quotidiana per la sopravvivenza in condizioni ambientali decisamente difficili.

Raggiungiamo Arcu Artilai a 1660 metri e proseguiamo fino a raggiungere i ruderi del rifugio La Marmora e la sorgente di Is Bidileddos, dove fare rifornimento, mangiare qualcosa, fare fotografie e riposarci un pò prima di ripartire verso Arcu Gennargentu a 1659 metri.

Lì comincia l’ultima salita, quella che porta alla vetta; lungo il sentiero abbandoniamo la maggior parte delle nostre bikes per salire più agevolmente fino alla croce posta sulla sommità dell’isola, da dove, se ci fosse stata visibilità, lo sguardo si sarebbe spinto fino a chissà dove…


È tempo di rientrare, la discesa è lunga verso Arcu Guddetorgiu, inizialmente tecnica per la presenza di rocce e gradoni, estremamente gradevole, poi si fa veloce e si alterna con strappi che sgranano il gruppo. Poi la strada risale inesorabilmente verso il passo di Tascusì e si snoda lungo il fianco della montagna. L’uomo prova a ingentilire questo versante con un rimboschimento, quasi a voler dare compagnia a quelle poche querce secolari che sono cresciute e assistono indifferenti al nostro passaggio. Lungo il cammino incontriamo mucche e vitelli in quantità, un numeroso gregge di capre, maiali bianco neri (nessuna polemica calcistica, per carità) che pascolano a bordo strada fino a reincontrare l’asfalto.Si sale ancora, e a tratti le raffiche di vento contrastano l’ascesa, ma mancano pochi chilometri, non ci si ferma più fino all’arrivo, fino alle auto e alle gentili, coraggiose  accompagnatrici che, nell’attesa del nostro ritorno, hanno percorso una buona parte del sentiero trekking.Al rientro ci fermiamo a Santu Jaku di Tonara, (ne esiste uno anche a Sorgono a quanto pare), e lì, nell’area attrezzata, consumiamo un “frugale” pasto, con il consueto contorno di battute, racconti, impressioni e goliardia.

Vale la pena di ricordarli i protagonisti di questa ascesa, tutti di Oristano e provincia: Antonio Locci, Simone Contu, Alberto Sanna (BebetuSanna), Alessandro Pilia (SuperAle), Tore Serra, Giovanni Ricci (AirportFenosu), Roberto Pippia (WildBob), Paolo Marras (TheBluesBiker), Oreste Ricci, Stefano Ricci, Giuliano Bichi e suo figlio Marco, Maurizio Demontis, Cristian Pinna, Lello Cossu, Mario Mascia (Disgraziau), Pask Pirari (Pasquina), Giorgio Licheri (Giolic), Tonino Sorbello, Paolo Figus e Ignazio Pala (Teschio).Attrus annus mellus!

(*) come altro definire un suddito di Sua Maestà il Re di Sardegna?

Le foto sono di: Mario Mascia, Paolo Figus, Giuliano Bichi, Ignazio Pala.


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