Sa Jara, dove il Campidano incontra il Sulcis · 2013

venerdì, 10 Maggio 2013 alle 7:00

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

Premessa doverosa: questa uscita era stata preparata e programmata dagli amici del Sulcis già da qualche settimana. L’idea di partecipare a questa escursione è nata grazie all’invito di un’amica, Milena, conosciuta chiacchierando tra una pedalata e l’altra sui colli di S.Antioco, manifestazione alla quale io e Paolo Figus, l’autore delle foto, partecipiamo sempre con molto piacere.

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In Sardegna ci sono tantissimi posti da vedere, di molti si sa poco, di altri forse anche troppo. Pochissimi però esercitano un fascino che li rende irresistibili e per questo diventano meta di tanti: sicuramente la Giara è uno di questi, vuoi per la sua aurea di “mondo perduto”, vuoi per il richiamo esercitato dai cavallini che vivono allo stato brado in quel luogo senza tempo, e così quando sono stato invitato ho deciso di accettare, cogliendo l’opportunità di vedere e pedalare in un luogo del quale ho sempre molto sentito parlare e che non ho mai visto.

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Alla fine, da “Oristano e dintorni” siamo partiti in 6 (Paolo e Bruno Figus, Sonia, Sandro “Paperone”, Gina e Paolo “TheBlues”) per raggiungere Gesturi dov’era fissato l’appuntamento con “Portoscuso e dintorni” e da lì il parcheggio alle porte dell’altipiano.

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La Giara ci accoglie nascondendo i suoi colori dietro un velo di nebbia grigia e leggera, restia a svelarsi; così, dopo le presentazioni e i preparativi il gruppo (siamo circa una trentina) di bikers saluta il gruppo di accompagnatori/trekkers e si avvia lungo il sentiero in un’atmosfera ovattata, dove querce da sughero (sono evidenti i pezzi di corteccia mancanti) e asfodeli spuntano tra l’erba e le rocce e quasi ci sfugge il primo laghetto, coperto dal bianco dei ranuncoli tanto da assomigliare più a un prato che a uno specchio d’acqua.

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Tra una pedalata e l’altra la nebbia si dirada e anche il sole fa capolino tra le nuvole, l’allegria cresce e tra un “pinnettu” e un “cuile” lungo la strada facciamo amicizia con un gruppo di cavalieri: ci salutiamo con un brindisi e via, ognuno per la sua strada. “Pauli Bartili”, “Pauli S’Ala de Mengianu”, “Pauli de Fenu” e altre ancora fino al limite, dove ricomincia la discesa verso la Marmilla; qui il gruppo si divide, alcuni preferiscono tornare dall’asfalto percorrendo la strada che attraversa i paesi di Setzu, Tuili e Barumini prima di fare rientro a Gesturi, mentre la maggior parte preferisce riattraversare l’altopiano evitando le deviazioni dell’andata, necessarie per affacciarsi sui “Paulis”.

E i famosi cavallini?

C’erano, li abbiamo visti e loro si sono concessi ai nostri sguardi quasi sapessero che eravamo lì per vederli; ci hanno fatto compagnia guardandoci da lontano, con le zampe immerse nell’acqua o mentre brucavano l’erba tra le sughere, attenti a ogni nostra mossa, forse curiosi quanto noi. Fermarsi a guardarli nel loro ambiente, osservarli perfettamente a loro agio in quell’ambiente dal fascino aspro suscita emozioni, ci si sente in armonia con se stessi e con la Madre Terra rivivendo per alcuni istanti i ritmi dimenticati del nostro passato ancestrale.

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