Mezza maratona Pardu Nou · Siamaggiore 2014
domenica, 14 Settembre 2014 alle 10:44
Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.
Il solito rituale prima dell’escursione: alzarsi presto, fare una buona colazione, indossare pantaloncino e maglia tecnica, zainetto con l‘indispensabile per sistemare i guasti più comuni, controllo pressione gomme e sono pronto. Raggiungo gli amici e tutti assieme pedaliamo per arrivare al punto di partenza. L’appuntamento è per le nove in piazza a Pardu Nou, frazione di Siamaggiore in provincia di Oristano, dove ci attendono altri bikers e noi siamo ”quasi“ puntuali. C’è già tanta gente: gli organizzatori hanno il loro daffare per sistemare gli ultimi dettagli. Tra gli atleti c’è chi si riscalda, altri si concentrano, la maggior parte sorride e si saluta con calore e cordialità; sembra una festa e io ne avverto l’atmosfera.
Non ci sono sterrati in mezzo ai boschi oggi, ma 21,095 km. d’asfalto da percorrere al seguito degli atleti impegnati nella mezza maratona, alcuni dei quali diversamente abili. È per loro che siamo qui oggi, di supporto alla invidiabile organizzazione dell’evento messa a punto dall’Associazione sportiva locale; sono loro a partire per primi, scattano veloci sulle loro hand-bike, aggrediscono la strada con decisione; io e gli altri amici ci accodiamo: così comincia la nostra escursione.
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Ho tanti momenti di quei 21 km. che ricordo come flash back: una risata mentre ipotizzavamo di andare a raccogliere le pere da un frutteto visto lungo la strada, lo scoramento quando, dopo 10 km di caldo e fatica, è arrivata la salita (“Non ce la faccio” “Sì che ce la fai: smanetta sul cambio, metti un rapporto più leggero” “Ecco, così pedalo meglio” e ha cominciato a spingere lasciando indietro me e l’altro ragazzo in carrozzina: ci siamo rivisti solo all’arrivo) o quando si è rotta la catena e due amici bikers, dopo averla riparata, hanno convinto (con successo) l’atleta a non mollare. Anche lui l’ho rivisto all’arrivo. O, infine, quando due atleti si sono scambiati una bottiglia d’acqua e li ho paragonati a Coppi e Bartali, ritratti in una delle foto sportive più note. E come dimenticare la commozione di chi, a fine gara si è sentito dire “vedi figlio mio, questa persona è stata con me dall’inizio alla fine per darmi supporto se ne avessi avuto bisogno”. Pedalare accanto questi atleti mi ha dato modo di pensare alle risorse straordinarie che ognuno di noi si porta dentro e che questi ragazzi sanno tirare fuori giorno per giorno.
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Ricordo la preoccupazione quando, all’arrivo, un atleta si è accasciato per una crisi glicemica e quell’altro che è quasi svenuto sotto il sole mentre facevamo la fila per il pranzo. Per entrambi nessuna conseguenza per fortuna.
Ricordo quegli amici che alternano la bici e la corsa e non fa molta differenza quando senti il vento sulla pelle e l’ebbrezza di essere libero con i tuoi pensieri, ascoltando il tuo corpo e le sensazioni che ti trasmette.
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Ricordo anche che, dopo, ci siamo sentiti tutti felici di aver contribuito in minima parte alla buona riuscita dell’evento.
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Questo racconto è dedicato a tutti coloro che hanno reso unica una bella giornata di sport, amicizia e impegno sociale.
Le foto sono di Bianca Figus.
Pubblicato in Corsa su strada