Montiferru Nord · Sulle tracce di SuperAle · 2015

venerdì, 15 Maggio 2015 alle 7:00

Direttamente dal racconto di uno dei protagonisti, Paolo Marras.

 

Era da parecchio che pensavo di ripercorrere uno dei tanti bei giri tracciati da “SuperAle” Pilia sul versante settentrionale del Montiferru, uno in particolare, che partendo dal centro abitato di Cuglieri

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Sono circa le nove quando io, Sandro e Nicola, siamo pronti a muoverci. Il gps indica una discesa verso occidente per raggiungere la località di ”Sa Tanca Manna” dove prospera, incurante dello scorrere, del tempo un olivastro millenario; le sue dimensioni sono tali che è quasi impossbile riuscire a fotografarlo interamente con le nostre fotocamere amatoriali, ma ci proviamo comunque per portarci via un ricordo di questo patriarca verde.

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Pedaliamo su una stretta strada di campagna verso il nord, transitando nei pressi della chiesa campestre di Sant’Imbenia, e proseguendo a nord fino a trovare una carrareccia in evidente stato di abbandono che ci condurrà alla chiesa campestre di San Quirico. Oggi è solo un rudere, ma fino ai primi del ‘900 vi venivano svolti i festeggiamenti per il santo.

Sulle tracce di SuperAle 03

Sulle tracce di SuperAle 04

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Una lunga strada cementata in salita ci conduce a Sennariolo, dove siamo costretti a una prima sosta tecnica all’ombra della chiesa di Sant‘Andrea. L’inconveniente non ci impedisce di notare e fotografare un paio dei notevoli “murales” che rappresentano scene e persone del passato del paese.

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Saliamo verso Scano di Montiferro (Iscanu, in lingua sarda) attraversando un bel bosco che ci ripara da un sole che comincia a scaldare e dai… pallini sparati dai fucili di una gara di tiro al piattello in corso di svolgimento sul colle di San Giorgio, a poche decine di metri dall’omonima chiesetta. Dopo una seconda sosta tecnica attraversiamo il paese per dirigerci verso est.

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Molte zone della nostra regione sono ricche di resti archeologici la cui conoscenza è riservata ai locali e agli addetti ai lavori e poco o nulla si sa all’esterno. È il caso della tomba di giganti di Perdas Doladas, nei cui pressi sorge una cappella e un cippo litico su cui è scolpita una croce, probabili segni di una continuità di culto arrivata sino ai giorni nostri. Difficile invece per noi profani leggere in maniera corretta l’aspetto originario del monumento.

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Quando si pedala su vecchie tracce può capitare di trovare i sentieri chiusi dalla vegetazione e allora si deve essere pronti a prendere la bici in spalla e cercarsi l’alternativa. Così scendiamo paralleli al percorso originario seguendo una serie di muretti a secco che ci riconducono sulla “retta via”, quella che ci permette di visitare in rapida sequenza il nuraghe Santa Barbara (con l’immancabile chiesa campestre annessa) e il nuraghe Abbauddi, in ottimo stato di conservazione, tanto da essere stato “riciclato” come locale di servizio da un allevatore della zona.

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Percorriamo un’antica carrareccia, il cui lastricato alterna tratti dissestati ad altri in buono stato, tutto comunque percorribile, fino a giungere sull’asfalto che ci permette di raggiungere l’ultimo obiettivo di giornata: il nuraghe Nuracale.

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È difficile trovare le parole per descrivere questo monumento, la sua maestosità, il suo fascino, il mistero che trapela dalle strutture venute alla luce dopo gli scavi. È difficile anche descrivere il disappunto nel verificare lo stato di completo abbandono in cui si trova.

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Qui, di fatto, dopo 10 ore in giro, si chiude l’escursione. Il rientro, tutto su asfalto, ci lascia il tempo necessario per un bicchiere di birra, chiacchere e idee in divenire.

È già tempo di programmare la prossima avventura.

 

Le foto sono dei miei due complici: Sandro Pinna e Nicola Tornello.

Cuglieri, 01.05.2015

 

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